
Parla di bellezza, piacere, perfezione… ma anche del fatto che tutte queste cose – per quanto meravigliose – non durano per sempre.
Ed è proprio da qui che nasce il concetto di Vanitas: quel fascino un po’ malinconico che hanno le cose destinate a finire.
In questo articolo vi racconto i profumi che ho voluto associare a questa visione: non solo un omaggio al Giardino delle Delizie, ma un vero e proprio viaggio tra bellezza effimera, desideri strani e momenti che lasciano il segno.
Ve li racconto come se fossero le tappe di un percorso – un po’ spirituale, un po’ sensoriale – fatto di fiori, incenso, frutta esagerata e anche qualche colpo di scena 😉 (sì, sto creando hype...)

Giardino delle Delizie – Nobile 1942
Questo profumo è stato la scintilla. Solo leggendo il nome ho pensato: ok, è destino! Un profumo che si chiama come un'opera che amo!
Ancora prima di annusarlo, già avevo mille idee. Poi l’ho sentito: prugna, fiori bianchi narcotici, un fondo cuoiato e misterioso… boom!
È un profumo ricco, sensuale, un po’ ambiguo, proprio come l’opera. Più lo senti, più ti viene voglia di scoprire cosa c’è dietro.
Non è immediato, ma ti cattura!

Jungle Jezebel – Sarah Baker
Pazzo. Totale. O lo ami o lo odi.
Si apre con una frutta super zuccherata e chimica (banana, pesca, chewing gum), ti prende a schiaffi… e poi arriva lo zibetto: animalico, sporco e sexy.
È come fissare una scena del Giardino e pensare: ma cosa ho appena visto? Eppure non riesci a distogliere lo sguardo, anzi, vuoi capirne di più.

3. Rose Tonnerre – Frédéric Malle
Una rosa, sì… ma niente romanticismo qui.
È scura, terrosa, gotica, con una nota di tartufo che la rende quasi inquietante.
E siccome la rosa è uno degli elementi protagonisti della collezione Vanitas, un profumo a lei dedicato era praticamente d’obbligo.
Questa è una rosa nel pieno della sua fioritura: bellissima, intensa, ma consapevole del suo destino.
Perfetta per rappresentare l’idea di una bellezza che dura un attimo, ma proprio per questo lascia il segno!

Rien Intense Incense – État Libre d’Orange
Rien, in francese, vuol dire “niente”. E già da lì capisci che questo profumo non ha nulla di leggero o accomodante.
Parla di vuoto, di fine, di quella sensazione strana che arriva dopo l’intensità, quando tutto si è consumato.
È un profumo denso, fumoso, con un incenso ruvido, quasi sporco. Non è mistico ma più terreno.
Il cuoio lo rende ancora più cupo, mentre l’iris aggiunge un tocco polveroso, un po’ triste, quasi nostalgico.
Sa di qualcosa che è appena finito, ma che ha lasciato il segno. È forte, a tratti scomodo, ma profondamente autentico.

L’Oblio – Meo Fusciuni
Questo profumo è poesia pura. Intimo, polveroso e spirituale.
Costruito attorno a una domanda bellissima e spiazzante:
“E se il bene dell’uomo fosse dimenticare, anziché ricordare?”
In Vanitas il ricordo è struggente, malinconico. Ma dimenticare… forse è un modo per andare avanti.
È il finale del Giardino: dopo tutto il caos, la lussuria, le visioni assurde… resta solo un’eco. O forse nemmeno quello...